Orgoglio nerd: la lista di febbraio 2024

Orgoglio nerd: la lista di Febbraio 2024

Trascorso Gennaio all’insegna dell’orgoglio nerd, è tempo di cimentarsi in nuove avventure.
Unico limite: la fantasia.

Libri del 2024 (Febbraio): Undici minuti – P. Coelho

Orgoglio nerd (romanzi del 2024) “Undici minuti” di Paulo Coelho. Un’opera controversa.. che però non convince del tutto. Foto di Jon Tyson su Unsplash

 

Raccontare la storia di una prostituta di mestiere non è facile.
Farlo senza cadere nel banale ancora meno.

Per questo “Undici minuti” (ISBN 978-88-452-5471-0), romanzo “scabroso” di Paulo Coelho del 2003, non si può dire un’opera del tutto riuscita.
Le premesse sono ottime: Maria, bellissima adolescente brasiliana, sogna un’esistenza migliore di quella tradizionale che può avere nel suo paesino di provincia. La ragazza ambisce infatti a una famiglia felice, ad un tenore di vita alto, ma soprattutto desidera il grande amore, quello che obnubila i tuoi pensieri e ti fa battere il cuore a mille.
E’ la tipica ragazzina innamorata del concetto stesso di amore.
E, come tutti i teenager, nella vita di Maria non ci sono nè mezze misure, nè gradazioni di grigio: ogni occasione deve essere colta per non vivere nel rimpianto.

Così Maria, appena diciottenne, abbandona il suo micro-cosmo familiare, all’interno del Brasile, per concendersi una vacanza a Rio de Janeiro e tentare di vivere un’avventura. E lì, sulle favolose spiagge di Rio conosce uno straniero, un gringo, che tosto la invita a trasferirsi in Svizzera perchè convinto che quella ragazza, dalla bellezza così prorompente ed esotica, abbia tutte le doti giuste per intraprendere una favolosa carriera da sambadeira nel Vecchio Mondo.

E lei? Forse pecca di ingenuità, forse è attratta dal rischio, forse teme di perdere l’unica occasione che la vita le offrirà. Ad ogni modo, segue il suo gringo fino a Ginevra evitando di soffermarsi troppo sulle implicazioni della sua scelta e sui vari campanelli di allarme che le risuonano nella mente. Sì, perchè quell’incontro fortunato, che Maria imputa al destino, è stato forse troppo facile, così come irreale è stata la velocità con cui uno zelante funzionario brasiliano, in cambio di una bustarella, le ha rilasciato passaporto e visto per motivi lavorativi.
Maria è però convinta di dover cogliere le occasioni che la vita le concede e che alla fine la cosa importante è avere sempre un piano di riserva qualora le cose si mettano male.

Tutto mi dice che sto per prendere una decisione errata, ma anche gli errori sono un modo di agire. Cosa vuole il mondo da me? Che non corra i miei rischi? Che torni da dove sono venuta, senza avere il coraggio di dire sì alla vita? Paulo Coelho – Undici minuti

Ma a Ginevra, lontana dagli affetti familiari, in una nazione dove nessuno parla la sua lingua, la vita le presenta un conto salatissimo.
Il gringo non è il suo grande amore. E’ solo uno squallido tenutario di un locale dove ragazze provenienti da tutto il mondo si esibiscono in spettacoli osè, volutamente ammiccanti, per i morigeratissimi svizzeri che mai oserebbero chiedere una pole-dance ad una connazionale.

Orgoglio nerd: Ginevra fa da sfondo alle vicende narrate in “Undici minuti” di Paulo Coelho. Foto di Anokhi De Silva su Unsplash

Le condizioni di lavoro sono quanto più simili allo sfruttamento, rasentando quasi la schiavitù. I guadagni sono irrisori e le ragazze iniziano la loro “carriera” con i debiti che il gringo ha “elegantemente accumulato per loro” anticipando le somme necessarie per portarle fuori dalla loro nazione di origine.
E’ l’inizio del vortice in cui Maria cade poco per volta, costretta dalla circostanze.
Dalla ballerina esotica alla prostituta per professione il passo è infatti breve: il costo della vita a Ginevra è altissimo e nessuno è interessato a pagare una ragazza straniera che ha, come unica capacità, quella di ballare la samba.

Maria diventa così una escort per professione e, nel farlo, recupera alcuni fili della sua vita. Impara il francese e si affranca dal suo sfruttatore. Sceglie in quale locale vendersi e ne apprende le regole interne. Stabilisce lei i suoi clienti e le tariffe, impara i trucchi del mestiere dalla prostituite più esperte. Gli uomini, che prima potevano essere potenziali “principi azzurri”, diventano semplici clienti, portafogli da svuotare in cambio di una prestazione sessuale che, priva di qualsiasi appagamento affettivo o fisico, vede il suo fulcro concludersi in appena undici minuti.

Della marea di visi, mani, corpi maschili che la sovrastano, solo due le si imprimono nella mente. Un “cliente speciale”, un dominatore, che la avvicina alle pratiche di sottomissione e le riesce a dare piacere fisico, ed un pittore sconosciuto che afferma di vedere in lei una luce mistica, degna di essere ritratta. Desiderio fisico e bisogno affettivo iniziano quindi a lacerarle l’animo: la ragazza sperimenta una tremenda crisi emotiva e si domanda quando, nella storia dell’umanità, la libera sessualità femminile abbia cominciato ad essere vista come un qualcosa di indegno e sporco.

Maria ripercorre le tappe della prostituzione sacra e della sessuologia senza trovare una risposta adeguata ai propri dubbi. Decide quindi che il suo compito, da professionista del sesso, sarà proprio quello di redarre un manuale descrivendo il proprio vissuto.
Eppure, man mano che il libro si compone, seguendo il flusso di pensieri della giovane, altrettanti dubbi e timori si fanno strada in lei. Cos’è Maria? Una prostituta sacra o una mercenaria del sesso? E cosa sono gli uomini? Semplici clienti paganti od esseri umani soli, tristi e disperati al pari delle prostitute? Siamo davvero, come sosteneva Platone, mele a cui manca una metà dalla nascita?

Alla fine, spaventata dai propri sentimenti e dalla presenza di una seconda voce, una “Maria” quasi mistica che l’ha accompagnata e sostenuta nelle scelte più difficili, la ragazza abbandona la professione e decide di tornare a casa, proprio in quel sertão brasiliano da cui era scappata per sfuggire a una vita triste e lineare che pareva già tracciata per lei.
La conclusione, volutamente aperta, lascia intravedere molteplici possibilità.
Forse Maria è maturata e, attraverso la propria sofferenza, ha pagato già lo scotto necessario a realizzare i propri sogni. Forse però quella stessa felicità, così a lungo bramata ed ora finalmente raggiunta, è destinata ad una fine precoce.

“Undici minuti” dello scrittore brasiliano Paulo Coelho è un romanzo liberamente ispirato a due fonti per stessa ammissione del suo autore.

Orgoglio nerd: “Undici minuti” è un’opera liberamente ispirata a “The Seven Minutes” di I. Wallace ed alla biografia di una escort svizzera. Foto di Danny Lines su Unsplash

Dal punto di vista della tematica, Coelho si rifa a “The Seven Minutes” dell’americano Irving Wallace, un’opera in cui, attraverso la forma del romanzo, vengono posti in luce i falsi miti relativi al sesso e le ipocrisie legate alla censura dei materiali cosiddetti “osceni”. Irving, a sua volta, si era ispirato al caso Weisfeld, un controverso caso giudiziario in cui un semplice gestore di una libreria indipendente era stato citato in giudizio per oscenità dopo aver venduto ad una minorenne un romanzo pornografico.
Dal punto di vista della trama, invece, “Undici minuti” prende spunto dalla reale biografia di una prostituta, dal nome d’arte di “Sonia”, che operava a Ginevra con altre colleghe e che aveva lasciato il proprio manoscritto allo stesso Coelho durante un incontro con il pubblico.

Interessato all’argomento, Coelho aveva patrocinato l’opera al suo editore, che tuttavia non l’aveva data alle stampe pur ravvisandone le potenzialità.
Deluso dalla tiepida accoglienza riservata al manoscritto, lo scrittore brasiliano non si era però arreso. Dopo aver rintracciato “Sonia” ed averla incontrata, si era recato nel quartiere di Ginevra dove lei e le altre prostitute esercitavano, raccogliendo le loro storie ed esperienze.
Quella di “Maria” è la vicenda romanzata di una di loro.

E qui, duole dirlo, Coelho finisce per sprecare la favolosa opportunità di narrare la storia per quello che è: l’esperienza di una ragazza che, in balia degli eventi della vita, prende decisioni non sempre giuste o facili, ma che non per questo rinuncia a sognare o baratta la sua dignità.
Purtroppo la Maria di Coelho è un personaggio piatto incapace di evolvorsi. Appare sin dall’inizio come bambina unica e speciale, ammantata di un’aura misteriosa, al contempo carnale ed eterea, quasi predestinata dal fato a ricoprire il ruolo che fu della Maddalena.
Per convincere il lettore di questa pseudo-missione divina cui Maria è chiamata ad adempiere, il brasiliano sottolinea il parallelismo più e più volte. Inserisce passi vangelici e crea un doppelgänger mistico (l’ “altra Maria”) che assurge a coscienza e confidente della protagonista ogni volta che questa si allontana dalla via tracciata.

Tutto il romanzo diventa allora una sorta di opera di convincimento e catechizzazione in cui l’autore riversa (ahimè pedantemente, senza neanche tentare di dissimulare l’intento!) la propria filosofia di vita.
Opera di intrattenimento? Biografia? Romanzo on the road?
Le possibilità svaniscono man mano che ci si addentra nella narrazione.
La storia di Maria assurge a pretesto per redigere l’ennesimo manuale mistico. Tutto è amore: la vita vale la pena di essere vissuta solo in vista dell’amore, la salvezza deriva dall’amore e solo l’amore assicura quella felicità che bramiamo sin dalla nascita.

Non me ne voglia il povero Paulito, ma “Undici minuti” diventa così un Harmony per pecorine smarrite: un noiosissimo biglietto da Bacio Perugino lungo 260 pagine.

Anime del 2024 (Febbraio): Pinguin Highway

Orgoglio nerd: Hiroyasu Ishida firma per Studio Colorido il suo primo lungometraggio “Pinguin Highway”.

Lui è un bambino di 9 anni, tremendamente composto e quasi precoce, che nella vita vuole fare lo scienziato. Lei è una giovane donna, dai tratti adolescenziali e quasi immaturi, che non riesce a prendere sul serio nemmeno il proprio lavoro come assistente odontoiatrica.

Insieme cercano di risolvere il mistero che si cela dietro alla “Pinguin Highway”, un misterioso tracciato che i pinguini sembrano percorrere, guidati dal mero istinto, all’interno della loro città, salvo poi sparire nel nulla.
Eh sì, perchè i volatili del film di Hiroyasu Ishida sono pinguini e contemporaneamente non lo sono. Compaiono dal nulla in mezzo alla campagna, invadono una città, creano scompiglio tra la popolazione, si addentrano nel bosco dove sorge la “Luna d’Argento” e poi si dissolvono senza lasciare traccia. Non si sa da dove vengono nè dove vanno. E, quello che è ancora più strano, non hanno bisogno nè di bere nè di mangiare: si limitano a marciare diretti verso una meta sconosciuta, come se dovessero compiere un destino conosciuto solo a loro.

Aoyama, un bambino delle elementari estremamente precoce ed intelligente, un giorno si imbatte in loro e decide di farne materia di studio assieme al suo compagno di classe Uchida.
I due non riescono a venire a capo del mistero che circonda la comparsa improvvisa dei pinguini sino all’arrivo della “Sorellona” (una giovane assistente dentista per cui Aoyama ha preso una sbandata) e della vivace Hamamoto, loro coetanea.

Orgoglio nerd: Aoyama ed Uchida trovano il “Mare”.

Parimenti a Aoyama, anche Hamamoto ha una mente scientifica ed ha iniziato ad investigare su uno strano fenomeno locale, da lei ribattezzato “Mare”.
All’interno del bosco su cui la stessa Hamamoto ha diffuso dicerie riguardanti la maledizione della “Luna d’Argento” -onde scongiurare l’arrivo di altri bambini curiosi- è infatti comparsa una misteriosa sfera galleggiante, simile a un mare serico in perenne mutamento.

L’aggiunta della Sorellona al terzetto Aoyama-Uchida-Hamamoto dirime in parte il mistero.
La Sorellona ed il Mare sono in qualche modo collegati: la ragazza è infatti in grado di materializzare i pinguini che, una volta giunti in prossimità della sfera, cercano in tutti i modi di distruggerla. Quando però la Sorellona si allontana dalla sfera o viene affaticata dall’eccesivo processo di creazione nascono i Jabberwock, salamandre mostruose che divorano i pinguini per proteggere il Mare. La sfera, a sua volta, risente del continuo processo di creazione e distruzione, cambiando quotidianamente le proprie dimensioni ed inglobando tutto quello che rientra nel suo campo attrattivo. Per questo motivo la natura attorno al bosco ha iniziato a mutare ed alcune leggi dello spazio-tempo non sembrano più trovare fondamento.

Orgoglio nerd: il terzetto composto da Uchida, Aoyama e Hamamoto. (Pinguin Highway – Hiroyasu Ishida per Studio Colorido)

Sconcertato dalle implicazioni, Aoyama obbliga Uchida, Hamamoto e la Sorellona a cessare ogni indagine su Mare e Pinguin Energy ed a mantenerne il segreto.
Il quartetto non ha però fatto i conti con gli altri bambini della classe che, capeggiati dal bulletto Suzuki, li hanno seguiti nella radura misteriosa ed hanno contattato le autorità per ottenere l’attenzione dei media.
La situazione precipita nel momento in cui una squadra scientifica, guidata dal padre di Hamamoto, finisce inglobata nella sfera, oramai divenuta gigantesca, non conoscendone la pericolosità. Hamamoto, in lacrime, dà la colpa dell’accaduto a Suzuki.

Aoyama comprende infine che il Mare non è altro che un wormhole collassato su se stesso ed apparso sul mondo: privato dai pinguini, il cui compito è quello di distruggerlo, sta aumentando a dismisura le proprie dimensioni e rischia di inglobare prima l’intera cittadina e poi il mondo. La Sorellona, entità misteriosa non del tutto umana, è composta dalla stessa energia che anima i pinguini: anche lei è giunta nella città del Mare guidata dal medesimo destino.

Orgoglio nerd: fantascienza, commedia scolastica e tette. Ecco come riassumere “Pinguin Highway”!

La Sorellona ed Aoyama decidono quindi di creare una mole ingente di pinguini ed inviarli dentro alla sfera, pur sapendo che se il Mare verrà annientato anche la misteriosa Pinguin Energy che deforma lo spazio-tempo e tiene in vita la ragazza verrà a cessare.
Una volta all’interno della sfera, la teorie di Aoyama trovano fondamento: il Mare non è altro che una distorsione temporale della loro stessa realtà, una Terra oramai deserta e devastata da un misterioso futuro apocalittico.
Dopo aver messo in salvo la squadra di ricercatori, la Sorellona ed Aoyama distruggono il Mare dal suo interno e tornano al proprio tempo. Infine, la ragazza si accomiata dal bambino e sparisce nel nulla insieme agli ultimi pinguini.

Per Aoyama non si tratta però di un addio definitivo.
Il ragazzino nutre infatti la speranza di reincontrare l’amata in un futuro imprecisato.
Poco tempo dopo la conclusione della vicenda, infatti, nella città ricominciano ad apparire alcuni degli oggetti che il Mare aveva fagocitato mesi prima.

In bilico tra fantascienza e commedia romantica con sfumature ecchi-demenziali, “Pinguin Highway” rappresenta il primo lungometraggio firmato da Hiroyasu Ishida per Studio Colorido.
Prendendo a riferimento l’omonimo romanzo di Tomihiko Morimi, già vincitore nel 2010 del Gran Premio SF in patria, Ishida si diverte a mescolare fra di loro temi e generi apparentemente inconciliabili. Tra teorie scientifiche, riflessioni sul significato del trascorrere del tempo, protagonisti poco credibili e tette della Sorellona, il regista realizza un prodotto godibile, seppure ben lungi dall’essere considerato un piccolo capolavoro.

Orgoglio nerd: ottima la qualità dei disegni di “Pinguin Highway”.

Opera di intrattenimento fresca e leggera, di “Pinguin Highway”, più che la trama in sè, restano impressi gli straordinari disegni e paesaggi che paiono omaggiare Hayao Miyazaki.

Puoi guardare “Pinguin Highway” in streaming su VVVID oppure sulla piattaforma Prime Vision.

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