Un pettirosso di nome Patty – Robin Robin: film (2021)

Un pettirosso di nome Patty – Robin Robin: film (2021)

Una tremenda notte di tempesta, una famiglia di topolini salva un uovo dalle grinfie di un gatto. Non è la loro cena: è un pettirosso. Anzi… un pattyrosso! La piccola cresce serena, convinta di essere un roditore.. almeno finchè un subdolo gatto non le instilla il dubbio di essere nata sbagliata. Queste le premesse de “Un pettirosso di nome Patty” (Robin Robin), delizioso cortometraggio animato diretto da Dan Ojari e Michael Please per Aardman Animations.

Un pettirosso di nome Patty: trama

Durante una terribile notte autunnale, tutti gli animali selvatici cercano riparo dalle intemperie. Solo un uovo è lasciato alla mercè degli elementi e finisce per ruzzolare, tra vento e pioggia, ai piedi di una famigliola di topi.
I topolini, incuriositi, chiedono al loro padre di salvare l’ovetto: papà-topo, rendendosi conto del pericolo rappresentato da un gatto, acconsente a portare l’uovo al sicuro nella tana. Al riparo dai pericoli e confortata dalla sua nuova famiglia adottiva, nasce Patty, una piccola pettirosso subito benvoluta da tutti.

Qualche stagione dopo, Patty è cresciuta abbastanza da avventurarsi nel mondo esterno e partecipare insieme alla sua famigliola alle consuete scorribande serali per procacciarsi del cibo. Patty ritiene infatti di essere un topo e tenta in ogni modo di comportarsi come tale. Sfortunatamente, le sue buone intenzioni non sono sufficienti per il successo della missione dei roditori: con la propria goffaggine, la pettirosso finisce infatti per vanificare ogni tentativo di furtività per passare inosservati agli occhi degli Who-mani.

Dopo un’aspra discussione in famiglia con i suoi fratelli, l’uccellina decide di sgraffignare del cibo da sola, prendendo di mira l’unica casa dove lei e la sua famiglia non si sono fatti ancora scoprire. Patty è però talmente sprovveduta da fare ben poca strada prima di incorrere nelle indesiderate attenzioni di una gatta ed essere rocambolescamente salvata da una gazza ladra.

Una volta al sicuro nel cavo di un albero, i due volatili si confrontano cercando di immaginare come l’altro possa ritenere soddisfacente la propria esistenza. La gazza non capisce perchè Patty rifiuti di volare e finga di essere un topo, mentre la pettirossa non comprende perchè la sua nuova amica viva in solitudine e si limiti ad accumulare ricchezze.
Su di una cosa pettirosso e gazza sono concordi: nelle abitazioni degli Who-mani c’è tutto quello che si possa desiderare. Ci sono cucchiaini d’argento, ditali scintillanti, tappi a corona rilucenti e briciole cadute, biscotti sbocconcellati, marmellate ammuffite.

La gazza espone a Patty la propria teoria.
Gli Who-mani ottengono tutto grazie ad una prodigiosa stella magica, con cui adornano la punta dell’abete a Dicembre: la stella garantirebbe infatti la realizzazione dei desideri la mattina di Natale. L’ipotesi conquista l’interesse del pettirosso e in poco tempo Patty organizza un furto ai danni degli Who-mani con cui si impossessa dell’astro miracoloso, seppur correndo grandi rischi.

Poco prima che sorga il sole, gazza e pettirosso esprimono alla stella i propri desideri, sognando al proprio risveglio chi di trovare montagne di chinchaglieria luccicante, chi di diventare una brava topolina. All’alba, tuttavia, i due volatili scoprono che nulla è cambiato, salvo per il fatto che la gatta è riuscita a scovare il loro nascondiglio ed ha intrappolato tutti, topolini compresi, all’interno dell’albero.

Con coraggio, l’uccellina decide da fungere di diversivo per permettere ai suoi amici di sfuggire al pericolo. E per liberarsi una volta per tutte del fastidioso micio, non le resta che fare un’unica cosa: essere semplicemente se stessa!

Una volta eliminata la minaccia del gatto, Patty e la sua famiglia (cui si è aggiunta la gazza) possono tornare ad ogni genere di ruberia, ognuno interpretando il ruolo più consono.

Un pettirosso di nome Patty” (Robin Robin) © Ojari / Please per Aardman Animations.

Un pettirosso di nome Patty: recensione

Deliziosa fiaba di Natale, a metà tra avventura e musical, “Un pettirosso di nome Patty” (Robin Robin) è un cortometraggio divertente e toccante, senza per questo cadere nella trappola della stucchevolezza.

Per carità, i grandi storceranno un po’ il naso di fronte alla mole disneyana di canzoncine distribuite ad ogni piè sospinto e probabilmente pregheranno affinchè la logorroica protagonista resti afona per un paio di settimane. Ma in un settore che propina ai più piccoli principesse gorgheggianti tutto il dì, carri-attrezzi ballerini e maialine che sguazzano nel fango (e che, non dimentichiamolo, costringe pure i genitori a sorbirsi tutto questo!) la pettirossa di nome Patty è veramente il male minore.

La creatura di feltro e lana cotta di Dan Ojari e Michael Please ha infatti dalla sua un grande pregio: non sogna il principe azzurro destinato a sollevarla da una triste vita da sguattera. Patty ambisce ad essere solo un topo con la pancia piena.

E pazienza se è goffa, imbranata e dotata di quell’ottimismo ingenuo che farebbe la gioia di ogni psicoterapeuta a caccia di clienti.
L’uccellina si gode la vita facendo quello che le riesce meglio: provocare disastri.

Se vi piacciono le avventure comico-surreali della pecora Shaun, Patty non vi deluderà!


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