Il Ponte del Diavolo a Pavia

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Il ponte del Diavolo sul Ticino: una leggenda pavese

Se già nominare un ponte facendo riferimento al demonio è strano, edificarci addirituttura sopra una chiesetta votiva appare paradossale. Eppure questa è la leggenda del “Ponte del Diavolo” di Pavia, una storia che affonda le sue origini nel pieno Medioevo e che narra di quando la città riuscì a gabbare Lucifero.

La leggenda della costruzione del Ponte del Diavolo (PV)

La leggenda della costruzione del Ponte del Diavolo a Pavia. Foto di emanuele piantadosi su Unsplash

 

Nel lontano Medioevo non esistevano ancora viadotti in grado di assicurare il corretto transito di merci e persone lungo il Ticino, alle porte di Pavia. C’era sì un vecchio ponte di epoca romana, ma la sua posizione era così scomoda e la portata così contenuta che non riusciva a soddisfare le esigenze di una città destinata ad ingrandirsi sempre più. Pertanto, molti dei collegamenti tra il centro città e i quartieri siti oltre le sponde del fiume erano affidati all’alacre lavoro dei barcaioli: armati di lunghi remi, essi usavano le loro zattere a fondo piatto per traghettare fuori e dentro la città merci e visitatori.

Durante la notte di Natale del 999, un nutrito gruppo di persone, tra cui molti pellegrini, volle assistere alla Santa Messa che si sarebbe tenuta nel duomo della città.
Essi si radunarono sulla sponda di Borgo Ticino, là dove solevano operare i barcaioli.
Ma una fitta nebbia impedì ai traghettatori di fare il loro lavoro e tra i convenuti iniziò a serpeggiare il malumore.

Tosto, dalla folle si levò una voce.
Apparteneva a uno strano uomo, un po’ gobbo e deforme, ma vestito elegantemente di rosso. Egli puntò il dito oltre la nebbia e indicò la sagoma di un ponte che nessuno aveva mai visto prima.
“Vedete?” strillò. “Se lo desiderate, vi costruirò un ponte di pietra, proprio uguale a quello che ora ammirate tra la bruma. In cambio vi chiedo solo un piccolo pagamento: l’anima di chi vi passerà sopra per primo.”

La proposta del diavolo, perchè di costui si trattava, generò sorpresa tra la folla.
Certo, il ponte avrebbe fatto comodo a tutti.. ma a quale prezzo?
Nessuno avrebbe acconsentito a cedere la propria anima.

Mentre paesani e pellegrini si fissavano increduli, scuotendo mestamente la testa, uno di loro prese la parola. Si trattava dell’arcangelo Michele, che dalla basilica a lui dedicata poco distante, aveva riconosciuto sin da subito il demonio e si era travestito da mortale. Era rimasto in silenzio mentre il demonio cercava di tentare la brava gente di Pavia, ma ora doveva agire.
Michele rispose: “Caro Belzebù, la tua proposta ci interessa. Questa sera i traghettatori non riescono a compiere il loro dovere e temiamo tutti di non riuscire ad arrivare in tempo per la Santa Messa. Però, ne converrai: non è facile decidere chi di noi pagherà il prezzo da te pattuito. E quindi ti faccio una proposta: tu inizia pure a costruire il ponte. Noi altri nel frattempo ci mettiamo d’accordo sull’anima da consegnarti. Così poi non perdiamo altro tempo: tu hai quello che chiedi e noi si può andare a Messa.”

Il diavolo soppesò le parole di quell’uomo e non vide alcun rischio.
Sì, avrebbe costruito il ponte per i pavesi e sarebbe stato pagato.
Forse nessuno si sarebbe arrischiato quella stessa sera a valicarne le campate, ma lui poteva aspettare tutto il tempo del mondo per richiedere il suo pagamento. Sarebbero potuti passare giorni, settimane o anni, ma prima o poi qualcuno avrebbe usato il suo ponte. E non avrebbe fatto differenza se quel qualcuno fosse stato un cittadino di Pavia o un incauto viandante, inconsapevole del pedaggio da pagare. Il patto sarebbe stato onorato e lui avrebbe guadagnato un’anima da portare all’inferno.

Belzebù acconsentì alla strana richiesta di quell’uomo ed iniziò a tracciare simboli magici sul terreno. La nebbia prese forma ed il ponte acquisì sostanza: in pochi minuti, l’opera era conclusa.
Il demonio tornò gongolante dalla folla, pregustando il momento del suo trionfo.
Michele osservò il viadotto e si complimentò con lui: il ponte del diavolo era davvero magnifico.
“Hai fatto veramente un bel lavoro, Belzebù, e noi intendiamo onorare il patto con te già da questa sera. Ti chiedo quindi di recarti sul margine opposto del ponte, così sarai sicuro di ghermire l’anima di chi lo attraverserà per primo.”

Ponte del Diavolo (PV): “Finito il lavoro, Satana salutò la folla e si nascose sul ponte, pronto a ricevere il suo pagamento.” Foto di gryffyn m su Unsplash

Il diavolo prese commiato dai pavesi ed andò ad appollaiarsi sul pilone centrale.

Forse gli avrebbero consegnato una povera fanciulla inerme, o magari un bambino paffutello.
Ma anche un vecchio peccatore, come un ladro od un usuraio, gli sarebbe andato bene.
Avvolto nella nebbia, non si rendeva conto che Michele si era fatto portare un caprone e lo aveva lanciato al galoppo sul ponte con una poderosa pacca sul didietro.

Satana sentì un forte scalpiccio di zoccoli ed immaginò che gli avessero mandato una giovane contadinella indifesa, che correva disperatamente nel tentativo di sfuggire al suo triste fato. Calò come un rapace sulla figura indistinta che si muoveva nella bruma e trovò sì gli zoccoli… ma anche delle grandi corna.
Capì di essere stato gabbato ed andò su tutte le furie.
Chiamò in suo soccorso gli elementi della natura e fece soffiare il vento, ma il ponte non si mosse di un millimetro. Evocò una pioggia torrenziale, ma la sua opera non diede segni di cedimento. Allora, con le ultime forze in suo possesso, scatenò un immenso temporale. Ma quando anche questo nubifragio si concluse, del suo passaggio non restavano che poche pozzanghere sul selciato del viadotto.

Il diavolo dovette arrendersi e lasciare il ponte al suo posto, senza poter più reclamare altre anime. Tornò all’inferno con il caprone sottobraccio, menando grandi calci ai diavoli minori che incontrava lungo il cammino e che avevano l’ardire di domandargli come fosse andata a Pavia.

I pavesi, contentissimi per il nuovo ponte, decisero poi di costruire sul grande pilone centrale una chiesetta dedicata a San Giovanni Nepomuceno, protettore dalle alluvioni e salvatore delle persone in pericolo per annegamento, affinchè Belzebù non tentasse altri trucchetti e se ne stesse ben lontano dalla loro amata città.

Oggi, nelle giornate nebbiose, chi si reca a guardare da lontano il ponte del diavolo può vederlo come lo videro profilarsi per incanto, grigio nella bruma, quei santi pellegrini la sera della vigilia di Natale del 999. E c’è qualcuno che giura che, nelle giornate più temporalesche, quelli che si sentono non sono semplici tuoni: sono le imprecazioni di Satana, che dall’inferno ancora non si dà pace per essere stato superato in astuzia.

Ponte del diavolo (PV): il ponte sul Ticino, nella fioca luce invernale. Foto di Paolo Comai su Unsplash

 

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