Global Meltdown: film catastrofico di D. Gilboy

Global Meltdown: film catastrofico di Daniel Gilboy (2017)

“Global Meltdown” è il film con le pecore morte.
E con questo ho detto tutto.

Nel firmamento degli Z-movie catastrofici richieggianti piaghe bibliche, tremende inondazioni, indicibili terremoti, cavallette giganti assassine e zombie assatanati, “Global Meltdown” aggiunge una piccolissima stella alla categoria “vulcani maleducati che eruttano senza nemmeno mettere la mano davanti al cratere” distinguendosi dai suoi simili per la sola presenza di un gregge di pecore morte stecchite.

Il resto? Una trama opinabile, un cast riesumato alla meno peggio, dei dialoghi soporiferi e una sequela di situazioni che, nella mente del regista Daniel Gilboy, dovrebbero creare suspense. Ma che in realtà non scuotono dal torpore il povero spettatore che dovesse mai cimentarsi nella visione del film.

Global Meltdown: trama

Una serie di inesplicabili catastrofi colpisce su scala mondiale in brevissimo tempo, ma nessun ricercatore sembra in grado di presagire che gli eventi siano collegati. Nel minuscolo paesino di Pleasant, Washington, solo la giovane scienzata Karen Cavanaugh (Leanne Khol Young) intuisce la reale portata del disastro. L’arrivo di due giovani reporter, scampati ad un distruttivo tsunami costiero, le fornisce la prova conclusiva: l’intero pianeta sembra essersi risvegliato e in breve tempo Pleasant sembra destinata ad essere spazzata via dall’esplosione della caldera del super-vulcano Yellowstone.

Tentando di salvare quante più vite possibili, Karen convince la popolazione ad evacuare la cittadina prima dell’arrivo della catastrofe finale. Ora a capo di uno sparuto gruppo di superstiti, la ricercatrice organizza un difficile viaggio con la speranza di riuscire a rintracciare una zona sicura dove poter sopravvivere in attesa dei soccorsi.

L’asperità della marcia, la mancanza di cibo, i razionamenti dei beni primari portano presto il gruppo a sfaldarsi e ad espellere dalle fila il belligerante Amos Cade (Michael Paré).
Cade ed i suoi seguaci, non vedendo altra soluzione, decidono di istituire un Nuovo Ordine Mondiale in cui solo i più forti ed equipaggiati potranno sopravvivere.

Braccati da Cade e circondati da catastrofi, i superstiti del gruppo di Karen vengono via via decimati, ma alla fine le congetture della scienzata si rivelano fondate. Al termine di una lotta all’ultimo sangue con il sempre più paranoico Cade, Karen Cavanaugh riesce a portare in salvo il suo gruppo mentre, da lontano, assiste impotente all’eruzione dello Yellowstone.

Il mondo come concepito e conosciuto dagli esseri umani sta per finire, ma nei vault sotterranei militari disseminati nel globo c’è ancora speranza per i sopravvissuti.

Global Meltdown: recensione

In “Global Meltdown” troverete tutto. Salvo un film interessante.

C’è il cittadino Q in lotta contro i poteri forti, l’egoismo umano, quelli che si riducono al cannibalismo dopo 48 ore di penuria di cibo. Il complotto complottoso, gli apparati macchinosi burocratici, la stampa che non può essere imbrigliata. Le nuvole sulfuree che ti rendono cieco, il momento del sacrificio estremo, l’immancabile orfana che diventa il simbolo dell’umanità che non vuole mollare. I terremoti realizzati in scadente CG, il duello finale all’ombra dei geyser, il problema dell’approvigionamento di benzina. I voltagabbana, i pavidi, i paranoici. Il patriottismo da un tot al kilo, le pecore morte, gli tsunami realizzati con la cartapesta. La tipa che muore di setticemia perchè non ci sono più medicinali, il tipo che si stacca dal gruppo perchè deve vedere come sta la sorella che risiede in Qualunquestein.

Global Meltdown: dopo appena 48 ore dall’inizio della catastrofe, metà della popolazione americana si è convertita al cannibalismo. L’altra metà sta cuocendo sulla graticola.

Tutto quanto questo, e altro ancora, è “Global Meltdown”.

Un’accozzaglia di situazioni assurde ed illogiche in cui i nostri eroi danno costantemente il “meglio” di sè mentre si esibiscono in dialoghi al limite del surreale.

Voto finale: pecore morte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *